La grande assente del Big Bang di Matteo Renzi e’ stata l’antipolitica, e questo crediamo sinceramente che costituisca il vero indiscutibile successo della manifestazione.
Oltre la mera cronaca dell’evento, e dell’analisi della sua valenza strettamente politica, e’ necessario e persino doveroso raccontare chi sono le persone che stanno affollando la Leopolda da tre giorni raccogliendo l’invito e la possibilità di portare le loro proposte all’attenzione di tutti.
Va detto subito, per smentire una volta per tutte la favoletta riduttiva del “giovanilismo renziano”, che sul palco si sono alternati giovani e persone mature, studenti e professori, piccoli imprenditori sconosciuti e quelli di grande successo, amministratori locali e semplici cittadini – l’elenco potrebbe continuare, ma ciò che ci preme sottolineare e’ la trasversalità che ha caratterizzato i partecipanti al Big Bang, una trasversalita’ generazionale, di ruoli, di
opinioni, di proposte, ma fortemente marcata da un comune denominatore che e’ emerso da tutti gli interventi. La percezione, netta, precisa, inequivocabile ed avvertita a tutti i livelli sociali ed in ogni fascia d’eta’, di una società bloccata, paralizzata, cristallizzata da un sistema chiuso ed autoriferito che poggia rigorosamente sul clientelismo, sul corporativismo, su un modello sociale che non si ispira ne’ mira alla condivisione ed alla partecipazione, ma al contrario si fa forte dei blocchi corporativi, dei gruppi chiusi, impedendo così una crescita che possa contemporaneamente tradursi in evoluzione ed innovazione investendo tutti.
Questa percezione e’ la vera protagonista dei tre giorni della Leopolda, riportata, analizzata, fotografata da ogni intervento, una sorta di pre-condizione imprescindibile per avviare un confronto sulle idee e sulle proposte per il cambiamento. Da questa percezione e’ conseguita, sensatamente e logicamente, ogni risposta che e’ stata data alla domanda di partenza uguale per tutti: se tu fossi Presidente del Consiglio cosa faresti? E si e’ capito subito, dall’intervento di apertura di venerdì sera, fatto da Davide Faraone, membro dell’Assemblea Regionale siciliana, che cosa potevamo aspettarci, perché Faraone ha detto: noi non siamo indignati, siamo invece molto ostinati e non intendiamo arrenderci.
Non abbiamo dunque assistito all’esposizione di un lungo elenco di cahiers de doleances, come da più parti era stato in parte paventato ed in parte forse – per piccolo calcolo politico – augurato alla vigilia, e questa e’ stata l’ennesima dimostrazione, semmai ne avessimo ancora bisogno, che i cittadini italiani sono di gran lunga migliori di chi li governa o si candida a farlo. Gli interventi che abbiamo ascoltato – alcuni più articolati, altri più immediati, tutti certamente mossi da una autentica volontà di partecipazione – non muovevano ne’ contenevano lamentele, hanno dato per acquisito, con estremo realismo, uno stato di cose a dir poco insoddisfacente, e da quello sono partiti per andare oltre.
La grande assente della Leopolda e’ stata quindi l’antipolitica, e questo crediamo sinceramente che costituisca il vero indiscutibile successo della manifestazione, e ne marchi tanto la differenza con il generico velleitarismo degli Indignados quanto la portata politica. Se migliaia di persone, provenienti da tutta Italia, a spese loro, decidono di incontrarsi non per protestare, non per sventolare bandiere od agitare striscioni, ma per mettere a confronto idee e progetti elaborati in base alla propria esperienza individuale e messi al servizio di un progetto di rinnovamento capillare del nostro paese, in una fase storica, politica ed economica fra le più buie che abbiamo mai vissuto, questo evento va letto come la migliore e più convincente risposta data dai cittadini all’antipolitica ma anche come la più potente e fertile sollecitazione data dagli stessi cittadini alla politica.
Perché in tre giorni nessuno – tranne Giulia Vincenzi, ma questo non ci meraviglia affatto -ha nominato Berlusconi, e questa sarebbe già una notizia, ma nessuno ha nominato qualche altro politico, ne’ ha evocato scenari di ipotetiche alleanze o future coalizioni; per tre giorni le voci ed i volti della Leopolda hanno dato la precedenza alle idee, hanno portato proposte, hanno contribuito ognuno secondo le proprie possibilità, capacita’ e competenze, come dovrebbe accadere normalmente e quotidianamente in una democrazia matura, funzionante ma soprattutto aperta.
In tutta la fase precedente a questo evento, Matteo Renzi ha ripetutamente affermato che il Big Bang doveva realizzare “le primarie delle idee” e da questo punto di vista l’obbiettivo e’ stato ampiamente raggiunto. Se i cittadini riescono a dare una tale prova di maturità sociale, civile ed anche politica, allora questo paese ha ancora la possibilità di risorgere dalle proprie ceneri ed uscirne migliore. Ma non può farlo senza una classe politica totalmente nuova e determinata quanto gli elettori a promuovere il cambiamento, la crescita e l’innovazione. Perché come recita lo slogan sulle magliette in vendita alla Leopolda, i brontosauri non si sono estinti da soli.