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Un Big Bang per ricominciare. Davvero

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Il Big Bang della Leopolda ha segnato uno spartiacque definitivo, un vero e proprio punto di non ritorno non solo per la sinistra ma per l’intera politica italiana.

Per la prima volta in Italia, a memoria di chi scrive, abbiamo assistito in diretta alla affermazione chiara, netta e senza tentennamenti di una nuova generazione non solo anagrafica ma connotata ben più ampiamente, e ben più significativamente, dalla propria ostinata volontà di farsi avanti non tanto per affermare un generico diritto alla sopravvivenza, che potrebbe facilmente sconfinare nell’altrui sopraffazione, quanto invece per esplicitare la lucida consapevolezza del contributo individuale, moltiplicato in dinamica collettiva, che essa può e vuole dare in termini di risorse umane di prima qualità.

Il Big Bang della Leopolda ha segnato uno spartiacque definitivo, un vero e proprio punto di non ritorno non solo e non soltanto per il centrosinistra in avanzato ed irreversibile stato di disgregazione, obsoleto e morente della propria endemica incapacità di lettura del presente, ma per l’intera politica italiana, ostaggio da decenni degli stessi mummificati leaders, prigioniera dei Palazzi, delle cricche, delle corporazioni, dei clientelismi, soffocata dai  blocchi di potere, riflessa tragicamente nell’immagine della società paralizzata e cristallizzata che essa stessa ha partorito e poi immobilizzato per sempre.

Da qui, da oggi, da questi per certi versi incredibili – nel senso letterale e piu’ pieno del termine – tre giorni fiorentini, indietro non si torna, perché e’ stato stabilito un precedente che non ha eguali e che si fa già futuro intanto che burosauri spaventati ed esangui tentano ancora di avvelenare le acque mentre i ponti tra loro ed i cittadini sono già crollati da tempo.

Da qui, dalle facce, dalle parole ma soprattutto dagli intenti e dalle energie messe in campo da oltre diecimila persone, si riparte. Finalmente.

Con le idee chiare, anzi chiarissime. Quelle di tutti coloro che qui hanno portato il loro impegno quotidiano e ne hanno fatto proposta politica: sblocchiamo una società paralizzata, difendiamo e creiamo il lavoro con il dinamismo e non con il protezionismo, premiamo le idee, il merito, la qualità, aboliamo le deleghe e riprendiamoci il controllo delle nostre vite e della politica. Che e’ nostra perché da noi deve venire invece di scendere su di noi dall’alto e pesare come un macigno sulle nostre esistenze.

Alla Leopolda sono caduti in un colpo solo e per sempre tutti i tabù della sinistra, tutto il cascame ideologico di cui la sinistra italiana, in tutte le sue declinazioni, in tutte le sue variazioni di nome ma non di contenuti, non e’ mai riuscita a liberarsi, per propria incapacità, per manifesta ortodossia con il passato, per patologica mancanza di leaders in grado di farla crescere e maturare davvero, ed infine per ostinata rendita di posizione, con ciò condannandosi ad un declino lento, apatico, inglorioso, e soprattutto del tutto inutile al paese di cui pure vorrebbe assumersi la responsabilità di governo.

I tanti, tantissimi giovani imprenditori, giovani sindaci, così come i più maturi già affermati ma non rassegnati all’impotenza del momento, gli studenti, i volontari, i professori, hanno sdoganato a viva voce i concetti basilari di meritocrazia, di selezione, di dinamismo sociale, di competizione qualitativa, ma soprattutto di responsabilità individuale, non esalando neanche un lamento, non addossando a nessuno colpe od accuse, non nascondendosi dietro lo stantio cliché di presunte superiorità morali buone solo a celare reali manchevolezze personali.

Il pronome Io, esorcizzato ed anestetizzato da sempre dalla sinistra a favore di un Noi generico, populista, demagogico ma soprattutto maledettamente deresponsabilizzante, e’ risuonato chiaro, limpido, battente sotto le volte della Leopolda, in ogni intervento, ed e’ stato scandito nel modo giusto, come una totale e consapevole assunzione di responsabilità.

Tutti hanno parlato in prima persona: io faccio, io porto la mia esperienza, io mi impegno, io propongo. E tanti Io responsabili fanno un Noi che preme irresistibilmente per diventare società aperta, rinnovata, dinamica, in costante fertile evoluzione.

Per questo da qui non si torna indietro, nessuno potrà fermare davvero questo radicale mutamento di approccio che come un fiume carsico e’ maturato sotterraneamente, per vie diverse, nascoste, individuali e che finalmente e’ uscito alla luce per farsi fiume e trascinare con se’ un intero paese.

Il catalizzatore di tutto questo e’ stato ed e’ Matteo Renzi, la cui intelligenza individuale, umana e politica, ha saputo con coraggio e determinazione creare questo punto che e’ insieme di arrivo e di partenza, dando voce, spazio e vita ad un movimento di persone che

da troppo tempo attendeva questa occasione – l’unica – ed ha quindi saputo riconoscerla e coglierla al volo.

La qualità indiscutibile di Renzi la si misura con precisione e senza ombra di dubbio sulla qualità di quanto fin qui ha saputo costruire, ed esce definitivamente conclamata dalla Leopolda: non e’ caduto nella trappola della auto-candidatura, ha fatto qualcosa di più e di meglio, ha realizzato davvero le primarie delle idee, ha dimostrato con i fatti che migliaia di cittadini capaci e determinati – oltre diecimila a Firenze, oltre mezzo milione collegati in streaming, altre migliaia via Twitter e Facebook – sono in grado di riprendere in mano le sorti di questo nostro paese, ma soprattutto ha stabilito con chiarezza che un leader, e Renzi indubitabilmente lo e’, si qualifica davvero non solo per il proprio valore ma soprattutto per la qualità di coloro che lo circondano e lo sostengono attivamente, dando il proprio quotidiano contributo.

Da Matteo Renzi, nel momento in cui sara’ chiaro il meccanismo di accesso alle primarie del Pd ed ancor di più si avrà una data certa per le elezioni politiche, ci aspettiamo dunque ne’ più ne’ meno di quanto hanno fin qui fatto i partecipanti al Big Bang: una netta assunzione di responsabilità, rispetto a questo progetto politico, a chi lo sostiene, e ad un intero paese. Di lui, della sua notevole eccellenza politica ed umana, abbiamo bisogno, non per procrastinare un mediocre leaderismo, ma perché porti con se’ tutti coloro che in questi giorni ci hanno fatto guardare avanti e vedere, finalmente, un oltre.

Che non ha paura, lo sappiamo; che cercheranno in ogni modo di farlo fuori, anche. Ma come lui stesso ha detto: non sono solo, non sono il solo.

E poiché chi scrive usa mantenere la propria parola, da oggi Matteo Renzi potrà contare anche sul nostro personale appoggio – avevamo scritto che solo dopola Leopoldasaremmo stati in grado di farci un’opinione completa e di esprimere una posizione, ebbene anche l’Io qui sottoscritto si unisce al Big Bang e, seppure non più verde di eta’, lo fa con un sentimento di autentica gratitudine per chi ci ha convinti per la prima volta nella nostra vita a sostenere un progetto che non e’ solo politico ma che prima di tutto ci riporta la speranza concreta di poter davvero e finalmente cambiare le cose.

E che Big Bang sia, per tutti noi.


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