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Non pensiamo di aver già vinto, vogliamo vincere davvero

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Mai come in questo momento la partita è diventata organizzativa. Le regole che sono state immaginate per le primarie hanno allontanato molte persone, secondo i sondaggi.

Ci dicevano che eravamo illusi e sognatori quando chiedevamo un passo indietro ai principali leader del PD. Oggi che quel passo indietro è avvenuto – e sta avvenendo – ci danno dei pazzi quando diciamo che è possibile andare oltre e rottamare il conservatorismo di una certa sinistra. Possiamo e dobbiamo mandare a casa le facce ma anche le idee che in questi vent’anni ci hanno costretto in una posizione di paura. Il cambiamento non è mai stato così vicino. Mancano venti giorni e l’Italia potrebbe svegliarsi con una clamorosa sorpresa. Dipende solo da noi. E dalla nostra capacità di organizzarsi. Possiamo contare sul vostro aiuto? Noi abbiamo fatto molto, ma adesso abbiamo bisogno di voi.

Già, perché mai come in questo momento la partita è diventata organizzativa. Le regole che sono state immaginate per le primarie hanno allontanato molte persone, secondo i sondaggi. E questo è un peccato, specie in considerazione del fatto che viviamo un tempo in cui l’astensionismo diventa partito di maggioranza assoluta in Sicilia. E temo non solo in Sicilia. La partecipazione è fondamentale e le primarie sono una ghiotta opportunità. Non è un caso che per le primarie della Lombardia e poi del Lazio il PD stia pensando di tornare alle regole del 2005, 2007, 2009. Alle regole con cui avevamo sempre gareggiato, insomma. Solo per questa nostra competizione, pare, ci sarà bisogno di tutta la trafila dettata dalla paura di perdere che qualche sondaggio di troppo ha diffuso a settembre. Ma adesso che il Garante per la Privacy ha dato ragione al nostro ricorso (qui il link a un articolo) le regole sono meno astruse. E dunque le po ssibilità di farcela crescono. E gli aspetti organizzativi diventano centrali.

Mi piacerebbe stare a discutere con voi di proposte concrete come quelle che abbiamo lanciato in questi giorni. Abbiamo detto – ad esempio – che se toccasse a noi governare vorremmo da subito un accordo con le banche svizzere sul modello di quello fatto dai tedeschi per un prelievo forzoso del 26% sui denari non dichiarati portati in Svizzera: si stimano quasi 40miliardi di euro una tantum e una cifra di qualche miliardo tutti gli anni. Abbiamo detto che chiederemo a chi ha pensioni alte che ha raggiunto con il sistema retributivo di restituire un minimo contributo di solidarietà del 10% per tre anni con lo scopo di finanziare gli sgravi fiscali per tre anni a chi assume giovani a tempo indeterminato: si tratta di circa 2 miliardi di euro. Abbiamo rilanciato sul mio chiodo fisso, quello di creare occupazione da turismo e cultura, cui dedichiamo anche l’edizione di Florens che inizia oggi: è il settore nel quale possiamo più facilmente liberare energie e occupazioni.

Mi piacerebbe insomma discutere con voi di quelli che si chiamano contenuti. E vi invito a farlo in vista dell’appuntamento della Stazione Leopolda (dal 15 al 17 novembre prossimi, ci sarete?) dove licenzieremo definitivamente il programma. Ma vi devo richiamare una volta di più alle questioni organizzative. Perché sono circondato da amici che dicono: “Matteo, avete già vinto. Avete imposto le primarie, avete imposto il ricambio del PD, avete dettato l’agenda. Adesso accontentatevi, no?” Non ci accontentiamo, no. Non pensiamo di aver già vinto, vogliamo vincere davvero. Poi si può perdere, per carità. Ma fino all’ultimo giorno ci proviamo. Perché pensiamo che il nostro entusiasmo sia l’unica password per scardinare il sistema burocratico bloccato che questo Paese esprime. Dunque, non ci fermiamo. Ci fermeremo la sera del 25 novembre, o del 2 dicembre se ballottaggio sarà. Fino a quel momento faremo di tutto per vincere. Perch&ea cute; – anche se nessuno ci dava un centesimo a inizio corsa – ce la possiamo persino fare. Però bisogna attrezzarsi.


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